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Complesso monumentale FULGENZIO DELLA MONICA

 

Pinacoteca “R. Caracciolo”

 

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Nella villa suburbana i segni distintivi dell’aristocrazia locale di vivere in campagna si accentuano in modo particolare nel Ninfeo, laddove l’elemento decorativo si fa più libero e fantasioso. I vani sono riconducibili all’impostazione dei ninfei classici, luoghi destinati al culto delle Ninfe e in cui si praticavano riti lustrali ad esse dedicati.

 Il motivo delle tre porte centinate riportano all’interpretazione allegorica delle tre vie ispirata a un disegno dell’ ”Hypnerotomachia Poliphili” del 1499 che portano alla sapienza secondo la “tripartita filosofia”. 

Il Rinascimento fu un periodo di grande diffusione dei ninfei, contraddistinto nel recupero della tradizione ellenistico-romana dei luoghi dedicati alle Ninfe dell’acqua. Come nelle ville di villeggiatura a Pompei e ad Ercolano, il Ninfeo della Villa suburbana di Fulgenzio della Monica è scavato nel banco roccioso sfruttando il dislivello artificiale della cava su cui affaccia l’edificio, trasformata in giardino. 

Del Ninfeo di età classica permane il suo legame con l’acqua e il rispetto dei canoni della simmetria e delle proporzioni nell’architettura divenendo luogo privilegiato di ristoro e frescura, di meditazione e condivisione. “Artificiose fontane, freschissime grotte per diporto, e rinfrescamento di tutti quelli ch’in tempo d’està dalla città per loro piacere vi concorrono…”.

Entrando, ai lati della prima stanza si trovano due piccole vasche angolari dai bordi lavorati, nella volta si sussegue il decoro a foglie d’acqua. Dopo il tramezzo, “scenarum frontis”, diaframma divisorio, si apre la stanza del Ninfeo, al cui centro si trova un’ampia e profonda vasca circolare. Sulla parete di fondo tre nicchie con incavi a valve scanalate a raggiera sovrastano dei mascheroni. 

Tutte le pareti e il soffitto sono decorate con conchiglie di varie dimensioni e di diverse specie posizionate per rendere profondità e dare movimento alle figure dell’intera composizione. La volta piana è decorata con figure prese in prestito dal mito greco: Chimera, Poseidone, Bellerofonte che cavalca Pegaso e Sirena bifide. Da un calcio di Pegaso nasce la famosa fonte Ippocrene, elargitrice di ispirazione poetica per coloro che da essa si abbeveravano.

Il Ninfeo rinvia all’allegoria del numero tre e ai suoi multipli e alla sua simbologia: negli ingressi, nelle fasce del bugnato, nei riquadri del soffitto, nei tre mascheroni che versano acqua. Affianco al Ninfeo preceduta dall’ambulacro si trova la sala col camino.

In questo spazio, coperto da una bellissima volta a padiglione,  ci si ritrovava, probabilmente, a disquisire di filosofia e di scienze umane.

Una iscrizione incisa sul muro della porta - finestra che dà sul giardino riporta, in palmi, le dimensioni esatte dell'intero palazzo.

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