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Complesso monumentale FULGENZIO DELLA MONICA

 

Pinacoteca “R. Caracciolo”

 

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“Famosissimo cortile, belli e spaziosi cortili di aranci, quasi foltissime selve, e d'altri frutti ancora, delitiosi oltre modo per artificiose fontane”.

Poche scarne notizie sul giardino si trovano nelle trascrizioni di atti notarili del secolo successivo.

In questi atti vengono indicati due giardini superiori, e uno basso, sottoposto al primo e corrispondente all’area ninfeale, nell’ampia cava che alcuni storici indicano il sito dove sono stati ricavati i conci per la costruzione della villa. 

 

Non si menzionano, né sono individuabili scale o raccordi funzionali al collegamento tra i due giardini. 

Nella parte del giardino, al piano della cava, sono stati rinvenuti alcuni reperti lapidei che fanno supporre i decori e gli arredi che abbellivano questo spazio esterno. 

Quattro edicole quadrate dalla cornice modanata si aprono sulle pareti della cava.

Resti di colonne in pietra leccese con alcuni capitelli documentano il sistema dei percorsi. La lastra, che si conserva nel portico del palazzo al piano terra, decorata a bassorilievo con tre bocche, che era all’origine nel giardino, testimonia la presenza dell’acqua e delle fontane che ottemperavano alla loro funzione ornamentale e irrigua.

Così, nel 1634, scrive Giulio Cesare Infantino a proposito dei giardini della Villa di Fulgenzio Della Monica. Costui nella seconda metà del 500 realizza un “pomerio aristocratico” nella sua villa, su una vasta area agricola definita “Fondone”. Espresione raffinata dello spirito rinascimentale, concepisce lo stesso col canone della “utilitas de Fulgenzio della Monica nella seconda metà del 500 realizza un “pomerio aristocratico” (V. Cazzato – Paesaggi e sistemi di ville nel Salento) nella sua villa, su una vasta area agricola definita “Fondone”. Espressione raffinata dello spirito rinascimentale, concepisce lo stesso col canone della ”utilitas delectatio", vantaggio pratico e godimento.

 

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